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LEZIONE di PIANOFORTE – individuale o di gruppo?

Essere un pianista e un musicista, non è una professione. È una filosofia, una concezione di vita che non può basarsi né sulle buone intenzioni né sul talento naturale. Bisogna avere prima di tutto uno spirito di sacrificio inimmaginabile.

Arturo Benedetti Michelangeli

LEZIONE di PIANOFORTE - singola o individuale?
LEZIONE di PIANOFORTE - singola o individuale?

LEZIONE di PIANOFORTE - individuale o di gruppo?

Sulla didattica dell'insegnamento dello strumento musicale si è sempre chiacchierato molto, in modo particolare negli ultimi anni. Storicamente il rapporto 1 : 1 ha sempre rappresentato il modello di insegnamento per eccellenza, un fortissimo connubio allievo/maestro; quel rapporto forte ed inscindibile da cui nasce una sinergia che è fonte di veri risultati e di grandi soddisfazioni per entrambi.

Nell'ultimo ventennio (dai primi anni '90) tale certezza è stata messa parzialmente in discussione da "nuove didattiche" che, secondo il mio modesto parere, poco hanno a che fare con il vero insegnamento di uno strumento musicale. In qualità di docente di pianoforte, ho pensato di condividere il mio pensiero personale rispetto a questo argomento che rappresenta un passaggio cruciale nella vita di ogni giovane musicista.

Premessa

Quando si parla di lezione di strumento musicale bisogna fare molta attenzione a non confonderla con le varie, importantissime, attività di gruppo che vengono praticate a partire dalla scuola media ad indirizzo musicale fino al conservatorio piuttosto che da accademie private e/o simili: dal piccolo ensemble strumentale all’orchestra scolastica. Tali attività, infatti, che sono complementari ad un buon percorso scolastico, risultano essere molto importanti ai fini della crescita sia musicale che personale dei giovani pianisti, ai quali preminentemente mi rivolgo, e dei musicisti in genere.

La musica d’insieme, infatti, è importantissima per la formazione musicale (imparare a suonare con gli altri, imparare ad ascoltare gli altri), dal punto di vista umano e personale (imparare il rispetto dei ruoli, imparare ad essere parte attiva di una vera e proprio squadra, imparare il rispetto di poche ma fondamentali regole).

La mia esperienza sul campo

In tanti anni di insegnamento del pianoforte ho avuto la possibilità di lavorare con moltissimi allievi, più e meno bravi, più e meno portati e/o volenterosi ed interessati allo studio in generale, a prescindere dallo strumento musicale. Anche se a volte alcuni allievi potevano sembrare "simili" dal punto di vista strettamente musicale (penso principalmente all'attitudine, orecchio musicale, senso del ritmo ecc.), di fatto avevano un differente metodo di studio, una diversa capacità di comprensione degli argomenti (qualità e velocità di apprendimento), una diversa velocità di assimilazione di brani e/o esercizi ecc. Insomma niente o quasi che potesse consentire un affiancamento di qualcuno di essi in un percorso di studi o parte di esso. onlayn kazino giriş şəxsi hesab

Se penso per un attimo agli alunni che seguo quest'anno nella scuola dove lavoro, non riesco ad individuarne nemmeno due che sono allo stesso identico livello o che possano procedere, anche per un periodo di tempo limitato, con lo stesso passo né che possano -col tempo- produrre medesimi risultati; dai più piccoli ai più grandi, e ne ho ben diciotto... C'è chi ha una buona lettura, chi riesce bene nelle scale, chi suona molto bene a tempo, chi è particolarmente espressivo sui brani melodici, chi suona in maniera rilassata e chi no, chi si inceppa di continuo, e ancora c'è chi è capace di suonare con disinvoltura su ritmi latini elementari (repertorio sudamericano, musica brasiliana, musica cubana).

A volte ho sentito dire da qualche insegnante che fa lezione di gruppo che l'alunno più bravo funge da traino all'alunno meno bravo. Questa cosa potrebbe succedere, però potrebbe accadere anche il contrario e cioè che l'alunno meno bravo "costringa" l'alunno più bravo a restare bloccato su argomenti per lui ormai acquisiti, impedendogli di procedere nella giusta progressione dello studio.

Preciso nuovamente che per "lezione di gruppo" non si intende in questa sede un'attività di orchestra o piccoli ensemble (ad es. prove di sezione) dove il suonare insieme è alla base stessa dell'attività didattica e ne costituisce il senso e il fine, ma di attività d'insegnamento propriamente dette rivolte a più alunni contemporaneamente. Secondo la mia esperienza, è la modalità di lezione 1:1 a consentire l'attuazione di percorsi altamente individualizzati e personalizzati, nel programma, nei tempi e nel metodo e sono tali percorsi che consentono all'alunno di crescere musicalmente e d'imparare a suonare.

Rapporto personale tra allievo e maestro

Nello studio di uno strumento riveste un ruolo cruciale il profondo rapporto allievo/maestro. Il momento della lezione di strumento non può e non deve essere caratterizzato da distacco e freddezza tra l'allievo ed il suo maestro: c''è bisogno di creare un collegamento forte, di una grande fiducia reciproca, allievo e maestro devono diventare un tutt'uno didatticamente parlando, l'attenzione dev'essere totale e reciproca.

  • Se l'attenzione del maestro si divide tra due/tre/quattro allievi, ogni allievo quanta attenzione riceve?
  • Più allievi, magari amici, qualoro il maestro si distraesse un attimo o si allontanasse per un istante da loro, resterebbero concentrati?

Noi insegnanti lo constatiamo  sia quando lavoriamo in piccoli gruppi (solfeggio, teoria e alfabetizzazione) che in grandi ensemble: la distrazione è sempre in agguato! L'alunno deve sentirsi anche un po' il fiato sul collo per generare quel sano "timore" che lo stimoli a fare bene; solo nel rapporto 1 : 1 può scattare questo meccanismo. I ragazzi, più che mai quelli di oggi che affogano in questa desolante deriva culturale del nostro tempo, hanno bisogno innanzi tutto di sentirsi a proprio agio, di essere rassicurati, invogliati e soprattutto motivati.

Ma più di ogni altra cosa hanno bisogno di un grande aiuto; umano e professionale! Attenzione, però, poiché il grado di aiuto, di rassicurazione, di incoraggiamento e motivazione non è certo uguale per tutti e non lo è nemmeno il modo in cui l'insegnante si rapporta con l'alunno.

Ognuno di questi aspetti ha un livello differente di intervento per ogni singolo individuo per cui, se la spiegazione di un determinato argomento può aver sortito un buon effetto su alcuni ragazzi, di sicuro gli altri saranno rimasti totalmente indifferenti alle parole dell'insegnante, se non addirittura annoiati.

Il percorso di studi nell'età più critica

Veniamo al discorso dell'età... Lo studio di uno strumento musicale si inizia da piccoli ma possiamo dire che diventa serio intorno agli undici-dodici anni, che rappresentano sicuramente uno dei momenti più critici dell'esistenza di ogni essere umano; si cambia, si scopre il proprio corpo, il proprio io ed il proprio ego.

E' l'età in cui più che mai c'è bisogno di certezze e di punti fermi e la figura del proprio maestro è uno di questi. Tuttavia lo diventa soltanto se si è costruito un rapporto profondo, capace di perdurare per tutto il percorso scolastico, a volte anche  in forma privata.

  • Quante volte gli alunni che escono dalla scuola media continuano a studiare privatamente con in maestro con cui si è cresciuti? 

Allora mi pongo delle domande...

  • Come posso relazionarmi in maniera profonda, cercando di instaurare una forte empatia con un alunno, tale da camminare fianco a fianco, mentre accanto a lui ce ne sono altri due/tre che hanno, giustamente, esigenze didattiche ed umane differenti?
  • Come può un allievo aprirsi e raccontare serenamente le difficoltà che incontra se ci sono altri due/tre/quattro suoi compagni che, magari in buona fede, creano imbarazzo al compagno?

Chi  crede nella lezione di gruppo potrebbe obiettare semplicemente che si può prendere il ragazzo in difficoltà in separata sede e parlare con lui in maniera diretta e personale.

  • Ma perché bisogna fare due passaggi quando se ne può fare uno solo?
  • E se anche fosse, quel ragazzino in difficoltà (a volte il meno bravo del suo gruppetto) cosa fa mentre i compagni suonano quel determinato brano che lui ancora non riesce ad eseguire?

Differenti livelli di apprendimento

Questa parte è probabilmente la più delicata e più importante nella quale si rischia di perdersi, talmente sono tanti gli aspetti da prendere in considerazione e da analizzare. Iniziamo dalla lettura della musica. La capacità di leggere correttamente note e valori, sin dall'inizio degli studi musicali, a prima vista o dopo adeguata preparazione, è di pochi. La maggior parte dei ragazzi fanno sempre una grossa fatica. Il problema è legato sicuramente allo studio ma spesso nascono -e nessuno sa il perché- dei blocchi psicologici rispetto ad argomenti tutto sommato semplici.

A volte ci si blocca su aspetti davvero banali: lettura in chiave di basso, diteggiature pianistiche, esecuzione corretta delle pause, suonare a mani unite una stessa melodia, difficoltà di andare a tempo, suonare il DO centrale sul pianoforte nel posto giusto; spesso viene suonato ovunque eccetto dove andrebbe suonato. Come insegnante questi esempi che ho appena riportato, e potrei menzionarne altri cento, mi fanno capire che con ogni alunno devo lavorare su un aspetto tecnico differente. Se faccio lezione ad un gruppo e mi soffermo per un' ora sull'applicazione della diteggiatura, avrò aiutato sicuramente un alunno, ma probabilmente non gli altri. E così via per altri aspetti...

Ogni allievo ha i suoi pregi ed i suoi difetti, i suoi punti di forza ed i suoi punti di debolezza ed è compito del maestro esaltare i pregi e correggere il più possibile i difetti, lavorando suoi punti di forza per stimolare e motivare l'alunno. Sui punti deboli il lavoro del maestro dev'essere certosino, il metodo di studio e la correzione degli errori necessita di lavoro a tu per tu e di grande concentrazione reciproca su micro aree di lavoro.

La motivazione personale

E' evidente che non tutti gli studenti di pianoforte diventeranno professionisti. Molti lasciano, altri continuano con discreto successo e qualcuno riesce ad arrivare ad un buon livello. Al di là delle scelte personali, noi insegnanti abbiamo  gli strumenti per capire chi potrebbe farcela e chi no. Se all'interno di un gruppo di sei allievi ci si rende conto che uno  di essi ha una marcia in più e può procedere ad una velocità di studio/apprendimento sostenuta e produttiva,

  • perché precludergli questa possibilità costringendolo a far parte di un gruppo lento e poco interessato?

Attenzione! Queste parole non vogliono essere discriminanti nei confronti di qualche alunno meno bravo, anzi al contrario bisogna evitare che ad essere discriminato e penalizzato sia proprio l'alunno bravo il quale, trovandosi nella condizione di far lezione di gruppo, non riesce ad avanzare nel modo giusto, motivandosi di volta in volta al raggiungimento di continui e nuovi piccoli traguardi.

Un rapporto in continua crescita

Il maestro dona ai propri allievi il proprio sapere, in maniera differente ad ognuno di essi, poiché c'è sempre chi assimila di più e chi meno, chi è interessato e chi no. Il rapporto tra alunno e maestro cresce e si fortifica di continuo poiché si basa su un fondamento solidissimo che è la fiducia.

Questo è un aspetto su cui si potrebbe scrivere tanto ma basta pensare che una volta intrapreso lo studio del pianoforte, a meno che il maestro non sia all'altezza, a meno che non ci sia una forte incompatibilità caratteriale (aspetto che porterebbe l'alunno a lasciare dopo poche lezioni) o altro, il maestro rimane sempre lo stesso, quasi certamente per l'intero percorso formativo. Il proprio maestro di pianoforte diventa come un terzo genitore, un punto di riferimento indispensabile per qualsiasi allievo. Questo è molto importante!

Quando l'attività di gruppo è necessaria

Considerando il gran numero di persone che oggi giorno studiano uno strumento musicale, sorge spontanea la domanda:

  • Qual è lo scopo principale di chi studia uno strumento musicale?

Naturalmente suonare con gli altri: dall'orchestra scolastica, alla garage-band e così via... Sostenere l'importanza del rapporto 1 : 1 nell'insegnamento di uno strumento musicale, non comporta la negazione della necessità e della bellezza del suonare insieme, ma ne costituisce il presupposto.

Pratica di studio collettiva

La pratica di studio collettiva, da non confondersi con la lezione individuale, è uno strumento di lavoro valido, che ha grandi benefici sull’apprendimento da parte degli allievi, in modo particolare per quelli meno bravi. Suonare accanto ad un compagno più bravo dà sicurezza, fiducia, è un esempio da seguire per chi ne ha bisogno. La si può definire un’attività di tutoring molto forte, un vero e proprio supporto allo studio che nella mia esperienza personale ha dato ottimi risultati nella maggior parte delle occasioni in cui è stata messa in atto.

Ovviamente l’alunno meno bravo deve conoscere già il brano (sia pur con incertezze ed insicurezza) poiché l’attività di tutoring serve appunto per aiutare e supportare ma non per insegnare. Lo studio personale è imprescindibile.

Conclusioni

I più maliziosi ed ostili alla pratica della lezione di gruppo ritengono che sia una scelta di comodo dell'insegnante che, così facendo, riesce a sostenere l'allievo un po' debole o poco volenteroso, inserendolo in un gruppo all'interno del quale egli  possa avere la sensazione di star suonando bene e di star facendo progressi.

Io ritengo, invece, che uno dei motivi più importanti che portano alcuni colleghi  a fare lezioni di gruppo sia la possibilità di avere un maggior numero di allievi, forse anche perché spinti dalla necessità e dal contesto in cui lavorano, a dare ad un numero sempre maggiore di alunni la possibilità di studiare uno strumento musicale. Tuttavia, la musica deve mantenersi al di sopra di ogni contingenza e, come forma altissima d'arte e d'espressione, deve essere trasmessa nel modo più nobile, puro e, direi,  silenzioso, dall'anima del maestro a quella dell'allievo.

Ti è piaciuto l'articolo? L'hai trovato interessante? Per favore, lascia un commento e dì la tua rispetto a questo mio pensiero. Il tuo feedback è importante e sarà senz'altro un momento di confronto ed arricchimento su questa delicata problematica.

 

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