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VOICINGS – concetti generali – 2 & 3 note piano voicings su cadenza II-V-I – voicings con e senza radici

VOICINGS - concetti generali - 2 & 3 note piano voicings su cadenza II-V-I - voicings 4 suoni con e senza radici
Bill Evans

VOICINGS - concetti generali - 2 & 3 note piano voicings su cadenza II-V-I - voicings 4 suoni con e senza radici

In questo articolo si inizia lo studio dei voicings. È giusto parlare di inizio poiché l’argomento è vasto e sarà trattato in più lezioni. Esistono molti tipi di voicings che  differiscono tra loro per:

  • numero di note,
  • posizione (stretta o aperta),
  • note dell'armonia che ne fanno parte.

Innanzi tutto cerchiamo di capire bene di cosa si tratta. Per entrare subito nel concetto di voicing bisogna pensare che nella musica jazz (dove di fatto il voicing è nato ed è a tutt'oggi la matrice ritmico/armonica di tutte le più svariate formule di accompagnamento e non solo) gli accordi in partitura sono scritti sotto forma di sigle (lettere e numeri) e vengono costruiti seguendo regole precise. La prima caratteristica che balza all’occhio guardando un voicing è che esso è formato da un insieme di note sovrapposte; il voicing è strutturato in maniera verticale.

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In questo primo esempio, ho scritto sotto forma di note, in cinque diversi voicings, l'accordo siglato Cmaj7. La funzione armonica dell'accordo, a seconda del voicing che andiamo ad utilizzare, è sempre la stessa (Cmaj7) tuttavia se perdiamo cinque minuti per suonare i vari voicings riportati nell’esempio, ci si rende conto della differenza sonora (colore armonio) che passa tra un voicing ed un altro.

Diciamo subito una cosa importante, la scelta del voicing è innanzi tutto dettata dal proprio gusto ma spesso bisogna tenere in considerazione due aspetti:

  • le note del tema; quindi evitare di "disturbare" l'esposizione del tema con lead note troppo vicine a quelle tematiche
  • lo stile musicale; adattare i propri voicings allo stile del brano che si sta suonando

la successione II - V - I

La successione (cadenza) II - V - I comunemente chiamata 2 - 5 - 1 può essere definito l'elemento armonico basilare del jazz. Moltissimi jazz standards (i classici del jazz per intenderci) ed in particolare tutti i brani contenuti nel "Great American Songbook" sono pieni di successioni II-V-I (sia nel modo maggiore che nel modo minore) e di progressioni (altro argomento molto importante che sarà approfondito), sempre strutturate sullo stesso disegno.

Nel seguente esempio sono riportate una serie di cadenze II - V - I in cui manca il I grado; il disegno continua (progressione). Le seguenti successioni (progressione discendente) sono tutte nel modo maggiore.

Il voicing basilare è formato da due suoni, che saranno ovviamente le note guida dell’armnizzazione jazz quindi la 3a e la 7a dell'accordo (vedi esempio precedente). La fondamentale (root) nella maggior parte dei casi verrà suonata dal basso; come è giusto che sia in una formazione in cui ci sia piano e contrabbasso.

A questo verrebbe da chiedersi: 
se suono soltanto 2 note, cosa faccio con le altre dita?

un voicing formato da due suoni può risultare interessante?

Molto spesso si ritiene che i voicings formati di 2-3 suoni siano poco interessanti, nel prossimo esempio vedremo invece come esso può diventare interessante. Partiamo dal voicing base (primo esempio). Esso è formato da fondamentale 3a e 7a, nel secondo esempio si aggiunge il raddoppio della fondamentale. Più che la sua funzione, in questo voicing (esempio 2) la sonorità dissonante viene data dall’estrema vicinanza della fondamentale alla 7a.

Gli altri due voicings (esempio 3 e 4) non sono altro che un arricchimento del voicing base (esempio 1) ovvero con la ripetizione dei tre suoni fondamentali dell'armonia jazz (fondamentale, 3a, 7a)

Un'ulteriore sviluppo dell'esempio precedente (esempio 2) è l'inserimento dalla dominante (V grado), esso può avvenire in due modi come vederemo nel prossimo esempio.

  • soluzione 1: fondamentale, settima, fondamentale, terza
  • soluzione 2: dominante (con funzione di tonica dell'accordo)
  • soluzione 3: accordo formato da quattro suoni (dominante, settima, tonica, terza)

Vi invito a riflettere sulla differenza che c'è tra la soluzione 2 e la soluzione 3 poiché anche se apparentemente uguali (in fondo sono formate dalle stesse note) sono in realtà diversi tra loro.

  • nella soluzione 2 abbiamo un voicing stretto (tre suoni) suonato dalla mano destra con una dominante (mano sinistra) che svolge la funzione della tonica (armonia non modificabile),
  • nella soluzione 3 abbiamo un accordo a se stante (quattro suoni) che può cambiare decisamente la sua essenza a seconda del basso che vado a modificare (*).
*: tale modifica porterebbe un cambiamento dell'accordo che non sarebbe più un voicing 2-3 note bensì più ricco.

Nel prossimo esempio vedremo dei voicings 4 note senza radici in cui la fondamentale (root) e la dominante diventano parte integrante del voicing. Tutti gli esempi sono sull'armonia Cmaj7

Nell'esempio successivo ho realizzato dei voicings sulla cadenza II-V-I (modo maggiore) utilizzando sempre i quattro suoni come in precedenza e con le opportune ripetizioni al fine di creare delle dissonanze che rendano il colore degli accordi più interessante.

A seguire una cadenza in tonalità minore, sempre con i quattro suoni (fondamentale, dominante, terza, settima) con le opportune ripetizioni.

In quest'ultimo esempio abbandoniamo per un attimo i voicings basilari che abbiamo visto finora e diamo un'occhiata a dei voicings più elaborati tenendo presente che i fondamenti per la costruzione dei seguenti voicings sono gli stessi che abbiamo approfondito finora.

Vi invito a suonare e ad analizzare questi voicings, ricercando le matrici da cui essi hanno origine. Buon divertimento!

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